venerdì 4 dicembre 2009
Così non va...
Così non va, ragazzo caro.
Queste schermaglie, il tuo arrivare, sorridere, esibirti, cercare la mia attenzione... sono cose che conosco e che non possono più funzionare.
Tutto quello che vuoi è importi su di me. Cerchi conferme al tuo fascino, vuoi una sorta di rivincita.
Ma non si può.
Non posso spiegarti che sembro viva e non lo sono più: sarebbe inutile e complicato, e poi ti farebbe scappare.
Però credimi, proprio non è possibile che le cose prendano una piega così sciocca.
Sono un'inguaribile illusa io, quella che cerca sempre l'aspetto spirituale nelle cose, e le enormi delusioni non mi hanno guarita.
Non si può guarire da quello che è il nostro modo di essere più profondo.
Cercavo la spiritualità anche con D., quando invece, a posteriori, c'era da vedere probabilmente solo il suo desiderio di qualche scopata. Niente di più, vista la sua rinuncia immediata a combattere.
Ma non potevo nemmeno volendo.
Sarebbe stato bello fare l'amore tante volte, anche di continuo; se non con lui, con chi?
Ma è dono di pochissimi vivere il sesso come quella cosa mistica che in effetti è, se uno ne capisce il senso. E lui non era pronto, forse non lo ero neppure io; così ho cercato di rinunciare.
Ragazzo, tu mi sei caro. So bene che i maschi in genere, e i giovani maschi in particolare, non vogliono essere cari alle donne, ma piacere. Però mi sei caro, non posso farci nulla, e se solo tu sapessi quanto questa cosa sia diventata rara nella mia vita ti spaventeresti.
Perciò devo trovare il modo di far finire tutto questo.
Mi arrendo incondizionatamente: ammetto il tuo fascino, lo riconosco senza remore, riconosco la mia inevitabile inferiorità. Non ho forze, sono vecchia e solo apparentemente viva, quindi hai vinto tu.
Ora però basta, te ne prego. Troviamo un altro tipo di rapporto. Voglio venirti incontro sorridendo, voglio parlarti di tutto un po'.
Voglio soltanto fare in modo che tu ci sia, che ALMENO tu ci sia, in qualsivoglia modo, nella mia vita.
Senza essere mio.
lunedì 30 novembre 2009
Il cucciolo
Eccolo.
Avanza un po' caracollante, con la sua andatura da ragazzo atletico, e abbassa gli occhi intimidito quando mi vede. Già, lo intimidisco un po'.
E' tutto infagottato in un giubbotto con sotto una felpa, porta qualcosa sottobraccio, forse l'inseparabile pc, ed è un po' più goffo di come lo ricordavo, arruffato come un grosso pulcino. Sembra anche leggermente ingrassato. Insomma è meno affascinante, e questo mi dà subito una fitta di tenerezza; anzi no, l'eco di una fitta di tenerezza, il ricordo di qualcosa che è stato rimosso.
Penso che è una fortuna che sia più imperfetto di come lo ricordavo, perché non sono affatto in forma e se lui sembrasse più bello tirerei dritto.
Invece gli sorrido e mi avvicino a lui. Si ferma con un'espressione sorpresa e mansueta, alzando gli occhi un po' strabici. Solo quando gli sono di fronte noto che è poco più alto di me.
- Ciao. Il professor F. ha bisogno della tua mail -
- Il professor... -
- Sì: ha convocato una riunione della commissione sito, ma non avendo la tua mail non ha potuto avvisarti -
- Ah... -
- Gliela farai avere? -
- Certo, ma... cioè, chi è il professor F.? -
- E' il responsabile del laboratorio: lo troverai lì -
- Ah, ok -
- Ciao -
Gli sorrido nuovamente e me ne vado.
Mi accorgo che è rimasto colpito in modo spiacevole; esita, riprende a camminare con passo più lento, a testa bassa, e mi domando cosa pensi.
L'orribile sensazione di essere sempre di troppo che mi ha lasciato la mia storia con D. mi fa sorgere il dubbio che non sia contento di parlarmi; ma so che non è così. Ci saremo detti tre parole, ed è sempre stato lui a cercare me.
Quindi, l'origine della delusione potrebbe essere un'altra: forse si chiede perché non me la sia fatta dare io, la sua mail; forse stava per dirmelo, ma si è rimangiato le parole.
Esco, salgo in macchina e me ne vado. E' così che devo fare, allontanarmi subito.
In effetti la sua mail vorrei averla.
In effetti ogni volta che lo vedo lo avvolgo tutto in un abbraccio dentro di me, gli voglio bene, è il mio cucciolo prediletto, vorrei che fosse felice.
Allontanati stupida, nessuno ha mai voluto il tuo affetto, nessuno, nessuno, vattene.
Ho un desiderio così acuto che mi fa male, la sorpresa è una specie di shock. E' una cosa che non pensavo più di poter desiderare...
----------
Replay. La realtà come dovrebbe essere, come nei film.
Si allontana a testa china. Faccio qualche passo verso l'uscita, poi mi volto e lo raggiungo di corsa.
- Senti... -
- Sì? -
- Uno di questi giorni mi porteresti al cinema a vedere L'era glaciale? -
giovedì 12 novembre 2009
C'è qualcosa che posso fare?
...e di nuovo ti siedi vicino a me, raggiante; parli di una mia allieva, è probabile che ti piaccia, mi chiedi di lei. Non sono gelosa, è del tutto normale che sia così. Sono, come sempre quando ci sei, contenta, appagata, riscaldata da un calore interno.
Sto bene.
Perché ti sento mio?
Perché tutti gli altri mi sono estranei e tu no, tu sei dentro da sempre, proprio come...
Ma con te è stata una cosa immediata, ed è tutto diverso. Sarà che sono fuori della vita.
Finisce la riunione, io mi alzo, tu devi rimanere ancora perché la prossima classe è tua.
Non sai dissimulare: il buio rannuvola il tuo viso, sei improvvisamente triste.
Un'ora più tardi tocca a me, c'è di nuovo una mia classe; entro in aula e discuto con i colleghi. All'improvviso la porta si apre senza che nessuno bussi, sei tu. Mi sorridi, io ti sorrido prima ancora di accorgermene. Dici:
- Scusate, volevo dare un'occhiata per vedere se ho dimenticato una cosa... -
E' una scusa ingenua. Non fai nemmeno finta di cercare, resti lì qualche secondo e poi te ne vai.
Tu porti il sole nella mia anima.
Nulla è possibile, ma non importa. Sono grata alla vita per questo.
Vorrei poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, un'attività di qualsiasi tipo, con te. Leggere un libro, vedere un film, fare ginnastica, scrivere una relazione scolastica noiosa, piantare un chiodo.
Sarebbe bello comunque, come lo era con...
No, sarebbe diverso.
Sarebbe tutto più pacato, sereno e innocente.
Semplicemente perfetto.
Sto bene.
Perché ti sento mio?
Perché tutti gli altri mi sono estranei e tu no, tu sei dentro da sempre, proprio come...
Ma con te è stata una cosa immediata, ed è tutto diverso. Sarà che sono fuori della vita.
Finisce la riunione, io mi alzo, tu devi rimanere ancora perché la prossima classe è tua.
Non sai dissimulare: il buio rannuvola il tuo viso, sei improvvisamente triste.
Un'ora più tardi tocca a me, c'è di nuovo una mia classe; entro in aula e discuto con i colleghi. All'improvviso la porta si apre senza che nessuno bussi, sei tu. Mi sorridi, io ti sorrido prima ancora di accorgermene. Dici:
- Scusate, volevo dare un'occhiata per vedere se ho dimenticato una cosa... -
E' una scusa ingenua. Non fai nemmeno finta di cercare, resti lì qualche secondo e poi te ne vai.
Tu porti il sole nella mia anima.
Nulla è possibile, ma non importa. Sono grata alla vita per questo.
Vorrei poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, un'attività di qualsiasi tipo, con te. Leggere un libro, vedere un film, fare ginnastica, scrivere una relazione scolastica noiosa, piantare un chiodo.
Sarebbe bello comunque, come lo era con...
No, sarebbe diverso.
Sarebbe tutto più pacato, sereno e innocente.
Semplicemente perfetto.
lunedì 9 novembre 2009
Da lontano
Da lontano ti guardo, al di qua del vetro. Sono fuori della realtà ormai, ma siccome tu mi vedi, pensi che io ci sia.
Ho ripensato molto a te, sconosciuto ragazzo.
Ho ripensato a un sacco di cose, e ho finito per concludere che sei un bel regalo da accettare con discrezione; senza aprire il pacchetto. Bisogna solo accarezzarlo da fuori, sentire la carta liscia e lucida sotto le dita. Ed essere grati a chi ci ha fatto questo dono, senza voler sapere cosa c'è dentro.
Ecco perché adesso ti parlo e ti sorrido, e non voglio niente di più della tua presenza finché puoi darmela.
Ti sei stupito molto quando ti ho rivolto la parola con gentilezza, senza più evitarti; e il tuo stupore era gioioso. Sei un ragazzo semplice e gentile, reagisci con la festosità di un cane quando gli lisci la testa, scodinzoli vistosamente.
Chi lo sa poi perché.
Voglio dire: chissà cosa te ne importa del fatto che io ti rivolga la parola.
Eppure eccoti là, stai facendo delle fotocopie; io entro e vado alla bacheca, guardo il mio orario e dico a mezza voce:
- Ecco, figurati se non mi cambiavano l'orario dei consigli di classe! -
E tu molli tutto e in due balzi leggeri mi sei accanto:
- Dove, dove? -
Indico la colonna con il cambiamento:
- Qui, vedi? Dove hanno cancellato. Mi pare che ci sia scritto IV C -
- Sì, IV C - confermi.
E resti lì, dimenticando le fotocopie.
Come sempre sono io che me ne vado per prima. Ti saluto con un sorriso, lo ricambi.
Se fossi nata in un'altra vita, se tu fossi stato in quella vita...
Ma è troppo tardi, e sei perfetto così. Posso almeno guardarti.
Al di là del vetro.
Ho ripensato molto a te, sconosciuto ragazzo.
Ho ripensato a un sacco di cose, e ho finito per concludere che sei un bel regalo da accettare con discrezione; senza aprire il pacchetto. Bisogna solo accarezzarlo da fuori, sentire la carta liscia e lucida sotto le dita. Ed essere grati a chi ci ha fatto questo dono, senza voler sapere cosa c'è dentro.
Ecco perché adesso ti parlo e ti sorrido, e non voglio niente di più della tua presenza finché puoi darmela.
Ti sei stupito molto quando ti ho rivolto la parola con gentilezza, senza più evitarti; e il tuo stupore era gioioso. Sei un ragazzo semplice e gentile, reagisci con la festosità di un cane quando gli lisci la testa, scodinzoli vistosamente.
Chi lo sa poi perché.
Voglio dire: chissà cosa te ne importa del fatto che io ti rivolga la parola.
Eppure eccoti là, stai facendo delle fotocopie; io entro e vado alla bacheca, guardo il mio orario e dico a mezza voce:
- Ecco, figurati se non mi cambiavano l'orario dei consigli di classe! -
E tu molli tutto e in due balzi leggeri mi sei accanto:
- Dove, dove? -
Indico la colonna con il cambiamento:
- Qui, vedi? Dove hanno cancellato. Mi pare che ci sia scritto IV C -
- Sì, IV C - confermi.
E resti lì, dimenticando le fotocopie.
Come sempre sono io che me ne vado per prima. Ti saluto con un sorriso, lo ricambi.
Se fossi nata in un'altra vita, se tu fossi stato in quella vita...
Ma è troppo tardi, e sei perfetto così. Posso almeno guardarti.
Al di là del vetro.
martedì 20 ottobre 2009
Il difficile
Che Dio ti benedica, ragazzo.
Sono così felice che tu esista...
Ti voglio bene.
Il difficile sarà non fartelo capire.
Sono così felice che tu esista...
Ti voglio bene.
Il difficile sarà non fartelo capire.
martedì 29 settembre 2009
Già, dimenticavo...
Uhm... già...
ho dimenticato qualcosa.
No, be', non è che l'ho dimenticato: è che mi hai veramente stufata. Non ne posso più del tuo farmi sentire un'intrusa, una seccatrice, un'importuna, un mostro da cui guardarsi.
E non ne posso più delle tue balle, e soprattutto non ne posso più di far finta di crederci.
Ciò premesso, ricordo benissimo; se fosse per me sarei la stessa di sempre, la stessa che sono sempre stata. Una persona che tiene fede ai suoi affetti, a differenza del 90% delle persone che mi circondano (te compreso ovviamente).
E te lo avrei detto, di cuore.
Ora invece non posso, e perciò lo scrivo qui, volutamente in ritardo:
buon compleanno.
ho dimenticato qualcosa.
No, be', non è che l'ho dimenticato: è che mi hai veramente stufata. Non ne posso più del tuo farmi sentire un'intrusa, una seccatrice, un'importuna, un mostro da cui guardarsi.
E non ne posso più delle tue balle, e soprattutto non ne posso più di far finta di crederci.
Ciò premesso, ricordo benissimo; se fosse per me sarei la stessa di sempre, la stessa che sono sempre stata. Una persona che tiene fede ai suoi affetti, a differenza del 90% delle persone che mi circondano (te compreso ovviamente).
E te lo avrei detto, di cuore.
Ora invece non posso, e perciò lo scrivo qui, volutamente in ritardo:
buon compleanno.
domenica 27 settembre 2009
La quintessenza della stupidità
E va bene, continuiamo così.
Continuiamo a far finta di credere che il tuo pc sia rotto, che tu non riesca a farlo riparare etc.
Incredibile che non si riesca ad ottenere nulla di buono, umano e di normale da te.
Quello che più mi demoralizza, in questa faccenda, più ancora che tutto il resto, è il livello di stupidità che dimostra.
La quintessenza della stupidità.
Continuiamo a far finta di credere che il tuo pc sia rotto, che tu non riesca a farlo riparare etc.
Incredibile che non si riesca ad ottenere nulla di buono, umano e di normale da te.
Quello che più mi demoralizza, in questa faccenda, più ancora che tutto il resto, è il livello di stupidità che dimostra.
La quintessenza della stupidità.
giovedì 24 settembre 2009
Con quegli occhi
Si aggira alle mie spalle da un po'; è uno nuovo, molto giovane, io sono di pessimo umore e non lo noto nemmeno.
Mi si accosta:
- Se clicchi col tasto sinistro è più veloce -
Bofonchio un grazie, vedi un po' se uno sconosciuto deve venire a darmi dei consigli sull'uso del mio pc.
Insiste, dice altre cose sul tasto destro e sinistro; non lo ascolto.
E' solo alla fine, quando sto per andarmene, che lo vedo.
Incontro il suo sguardo.
E' leggermente strabico, stupendi quegli occhi, affascinanti.
I suoi lineamenti... dev'essere uno scherzo del destino. Gli somiglia.
Lo evito da subito.
E' strano: sembra attratto da me. Cerca a più riprese di incrociarmi, di fare conversazione. Niente da fare, sembro autistica.
Si siede vicino a me; mi alzo e me ne vado.
Ci rimane malissimo.
Ora è arrabbiato. Quando mi vede non mi saluta, si siede vicino a tre-quattro donne e chiacchiera con loro in modo ostentatamente amichevole, senza smettere un attimo di parlare. Loro non si tirano indietro, la cosa le lusinga, è comprensibile.
E' bello, il ragazzo sconosciuto.
Ad un tratto si volta dalla mia parte per parlare con qualcuno e scocca un sorriso abbagliante.
Io lo so che è per me: è una specie di piccola vendetta.
Fa bene ad essere arrabbiato, lo maltratto senza motivo.
Mentre esco lo trovo nell'atrio; per un attimo quegli occhi deliziosamente strabici mi sfiorano.
Esco senza salutarlo, evito di pensarci.
Però in cuor mio sento che mi è caro, anche se non lo saprà mai.
Gli devo moltissimo.
Da due anni lotto per sopravvivere; da due anni le persone che amavo mi vogliono morta. Ed io mi sento proprio così, morta. Cammino, respiro, faccio delle cose trascinandomi appresso il mio cadavere. E non devo rompere le scatole, che cazzo ho da lamentarmi.
Il massimo che ho incontrato è la tiepida solidarietà, la pietà, la sopportazione di qualcuno.
Lui non sa niente di me, non vede le macerie: vede una persona che gli piace, o meglio gli piaceva, prima di reagire come una psicotica.
E' giusto così, deve stare lontano.
Ma per prima volta, da due anni a questa parte, qualcuno mi ha fatta sentire viva.
Vorrei fargli una carezza sul viso.
Vorrei...
Mi si accosta:
- Se clicchi col tasto sinistro è più veloce -
Bofonchio un grazie, vedi un po' se uno sconosciuto deve venire a darmi dei consigli sull'uso del mio pc.
Insiste, dice altre cose sul tasto destro e sinistro; non lo ascolto.
E' solo alla fine, quando sto per andarmene, che lo vedo.
Incontro il suo sguardo.
E' leggermente strabico, stupendi quegli occhi, affascinanti.
I suoi lineamenti... dev'essere uno scherzo del destino. Gli somiglia.
Lo evito da subito.
E' strano: sembra attratto da me. Cerca a più riprese di incrociarmi, di fare conversazione. Niente da fare, sembro autistica.
Si siede vicino a me; mi alzo e me ne vado.
Ci rimane malissimo.
Ora è arrabbiato. Quando mi vede non mi saluta, si siede vicino a tre-quattro donne e chiacchiera con loro in modo ostentatamente amichevole, senza smettere un attimo di parlare. Loro non si tirano indietro, la cosa le lusinga, è comprensibile.
E' bello, il ragazzo sconosciuto.
Ad un tratto si volta dalla mia parte per parlare con qualcuno e scocca un sorriso abbagliante.
Io lo so che è per me: è una specie di piccola vendetta.
Fa bene ad essere arrabbiato, lo maltratto senza motivo.
Mentre esco lo trovo nell'atrio; per un attimo quegli occhi deliziosamente strabici mi sfiorano.
Esco senza salutarlo, evito di pensarci.
Però in cuor mio sento che mi è caro, anche se non lo saprà mai.
Gli devo moltissimo.
Da due anni lotto per sopravvivere; da due anni le persone che amavo mi vogliono morta. Ed io mi sento proprio così, morta. Cammino, respiro, faccio delle cose trascinandomi appresso il mio cadavere. E non devo rompere le scatole, che cazzo ho da lamentarmi.
Il massimo che ho incontrato è la tiepida solidarietà, la pietà, la sopportazione di qualcuno.
Lui non sa niente di me, non vede le macerie: vede una persona che gli piace, o meglio gli piaceva, prima di reagire come una psicotica.
E' giusto così, deve stare lontano.
Ma per prima volta, da due anni a questa parte, qualcuno mi ha fatta sentire viva.
Vorrei fargli una carezza sul viso.
Vorrei...
lunedì 7 settembre 2009
Fuori
Fuori di testa.
O di me stessa.
Comunque fuori.
Io ormai sono completamente fuori da questo stupido gioco.
Soffro fisicamente a far finta di giocarlo.
Tu puoi capirmi?
Almeno tu?
Mi dà un minimo di sollievo sedermi qui e pensare di parlare con te. Anche se poi, tac!, la luce si accende e io non ti parlo.
Ma penso che potrei farlo, ed è abbastanza.
Mi hai scritto una lettera durissima, sincera, uscita proprio dal cuore.
E' importante.
Sì, non sai quanto.
E' importante che tu abbia trovato un po' di tempo per gridarmi in faccia il tuo risentimento.
Non sei di plastica, allora. E io ci sono. Ci sono abbastanza da farti sentire ferito e risentito.
In mezzo ai fantasmi, fantasma io stessa, hai idea di quanto
quanto
quanto
questo sia essenziale?
O di me stessa.
Comunque fuori.
Io ormai sono completamente fuori da questo stupido gioco.
Soffro fisicamente a far finta di giocarlo.
Tu puoi capirmi?
Almeno tu?
Mi dà un minimo di sollievo sedermi qui e pensare di parlare con te. Anche se poi, tac!, la luce si accende e io non ti parlo.
Ma penso che potrei farlo, ed è abbastanza.
Mi hai scritto una lettera durissima, sincera, uscita proprio dal cuore.
E' importante.
Sì, non sai quanto.
E' importante che tu abbia trovato un po' di tempo per gridarmi in faccia il tuo risentimento.
Non sei di plastica, allora. E io ci sono. Ci sono abbastanza da farti sentire ferito e risentito.
In mezzo ai fantasmi, fantasma io stessa, hai idea di quanto
quanto
quanto
questo sia essenziale?
giovedì 3 settembre 2009
Non sopporto più i giovani
E' mai possibile che mi sia venuta una specie di allergia ai giovani?
Poi così all'improvviso, così inaspettata.
Io sono sempre stata a mio agio solo con i giovani (gli adolescenti, per la precisione), e se così non fosse mi sarei sparata, dato il lavoro che faccio.
E poi che ne so, c'era feeling immediato, al di là dell'età anagrafica...
Mi intendevo con loro sul piano di quella che credevo fosse una comune sensibilità per le cose della vita.
Ora, i casi sono due: o (com'è altamente probabile) sono sempre vissuta in un inganno terribile, per cui li vedevo come non erano e come non sono mai stati; oppure sono cambiati loro.
Sì, certo, sono cambiata anch'io, nel senso che sono invecchiata. Ma non di colpo, suppongo.
E poi no, io non sono cambiata così tanto: il mio modo di vedere la vita è lo stesso di un tempo, tutto sommato mi sono mantenuta fedele a me stessa. L'idiozia imperante in questo nuovo millennio non mi ha coinvolta nelle cose basilari, resto ancorata a pochi punti fermi.
Il mio principale punto fermo è questo: bisogna distinguere il vero dal falso.
E quando una cosa è falsa, anche se ci farebbe piacere credere il contrario, bisogna rigettarla da sé con la massima decisione possibile.
Ora invece, come dicevo, non so se i giovani siano sempre stati così (non credo), o se lo siano diventati, ma tutto il loro stile di vita è all'insegna del falso.
Sono falsi e artefatti i loro approcci, incontri, rapporti; è falso tutto quello in cui credono, sono falsi e recitati tutti i loro contatti umani.
La prova di tutto questo è Facebook.
Lì tutti fanno finta di essere amici. Più contatti si aggiungono, più uno si sente figo, e magari sono così rintronati da crederci davvero, di avere tanti amici.
La commedia funziona finché uno non entra in crisi davvero, finché uno non ha un problema autentico: allora il castello di carte di Facebook (o Twitter, o che cazzo) crolla su se stesso rivelando la sua natura illusoria, il suo essere la celebrazione e l'apoteosi del Nulla.
Allora uno avrebbe bisogno di avere DAVVERO qualcuno vicino, e non della gente che pratica il culto della chiacchiera e dell'immagine, della vanvera, del Vuoto.
In quei casi, generalmente, si ricordano di me: allora io "servo".
Ma sai che c'è? Che io sono una persona, non un attrezzo.
E quando sono così angosciata, così triste come adesso, vorrei poter parlare con qualcuno che non sia il mio pc; vorrei che qualcuno mi ascoltasse come io ho ascoltato chi ne aveva bisogno.
Ma adesso non ascolterò più. Ne ho le palle stracolme di "servire".
Ad altri, più stupidi e superficiali, che non hanno mai vissuto una crisi seria, lo si può perdonare.
A te no, L.
Chi ha provato le cose vere e preferisce quelle false si merita esattamente quello che ha: un universo di carta.
Per poco che potesse contare la mia amicizia, della quale hai fatto volentieri uso in passato (come io della tua), sappi che l'hai persa.
Non so se valgo poco o molto, ma so - esattamente - che non sono intercambiabile con nessuno, come tu non lo eri per me.
Ti auguro uno splendido soggiorno fra i numeri.
Poi così all'improvviso, così inaspettata.
Io sono sempre stata a mio agio solo con i giovani (gli adolescenti, per la precisione), e se così non fosse mi sarei sparata, dato il lavoro che faccio.
E poi che ne so, c'era feeling immediato, al di là dell'età anagrafica...
Mi intendevo con loro sul piano di quella che credevo fosse una comune sensibilità per le cose della vita.
Ora, i casi sono due: o (com'è altamente probabile) sono sempre vissuta in un inganno terribile, per cui li vedevo come non erano e come non sono mai stati; oppure sono cambiati loro.
Sì, certo, sono cambiata anch'io, nel senso che sono invecchiata. Ma non di colpo, suppongo.
E poi no, io non sono cambiata così tanto: il mio modo di vedere la vita è lo stesso di un tempo, tutto sommato mi sono mantenuta fedele a me stessa. L'idiozia imperante in questo nuovo millennio non mi ha coinvolta nelle cose basilari, resto ancorata a pochi punti fermi.
Il mio principale punto fermo è questo: bisogna distinguere il vero dal falso.
E quando una cosa è falsa, anche se ci farebbe piacere credere il contrario, bisogna rigettarla da sé con la massima decisione possibile.
Ora invece, come dicevo, non so se i giovani siano sempre stati così (non credo), o se lo siano diventati, ma tutto il loro stile di vita è all'insegna del falso.
Sono falsi e artefatti i loro approcci, incontri, rapporti; è falso tutto quello in cui credono, sono falsi e recitati tutti i loro contatti umani.
La prova di tutto questo è Facebook.
Lì tutti fanno finta di essere amici. Più contatti si aggiungono, più uno si sente figo, e magari sono così rintronati da crederci davvero, di avere tanti amici.
La commedia funziona finché uno non entra in crisi davvero, finché uno non ha un problema autentico: allora il castello di carte di Facebook (o Twitter, o che cazzo) crolla su se stesso rivelando la sua natura illusoria, il suo essere la celebrazione e l'apoteosi del Nulla.
Allora uno avrebbe bisogno di avere DAVVERO qualcuno vicino, e non della gente che pratica il culto della chiacchiera e dell'immagine, della vanvera, del Vuoto.
In quei casi, generalmente, si ricordano di me: allora io "servo".
Ma sai che c'è? Che io sono una persona, non un attrezzo.
E quando sono così angosciata, così triste come adesso, vorrei poter parlare con qualcuno che non sia il mio pc; vorrei che qualcuno mi ascoltasse come io ho ascoltato chi ne aveva bisogno.
Ma adesso non ascolterò più. Ne ho le palle stracolme di "servire".
Ad altri, più stupidi e superficiali, che non hanno mai vissuto una crisi seria, lo si può perdonare.
A te no, L.
Chi ha provato le cose vere e preferisce quelle false si merita esattamente quello che ha: un universo di carta.
Per poco che potesse contare la mia amicizia, della quale hai fatto volentieri uso in passato (come io della tua), sappi che l'hai persa.
Non so se valgo poco o molto, ma so - esattamente - che non sono intercambiabile con nessuno, come tu non lo eri per me.
Ti auguro uno splendido soggiorno fra i numeri.
domenica 23 agosto 2009
Galline e Q.I.
Dicono che il Q.I. delle galline sia genericamente basso.
Bene, non è vero.
Ho una lunghissima frequentazione di polli. E' vero che c'è stata un'interruzione di diversi decenni, ma ora che ho ripreso a frequentarli mi rendo conto che la mia impressione infantile era esatta.
Le mie galline, per esempio, sono animali assennati; non tutte allo stesso modo, si capisce: la gallina-madre, la Cocca, è decisamente più ricettiva delle altre. Quando è stata male, un mese fa, non ho esitato a portarla dal veterinario.
- Bisogna fare un'autopsia per capire cos'ha.
- Prego?
- Sì, dico, occorre una diagnosi post mortem: altrimenti mi sarà impossibile identificare l'agente patogeno.
- Sta scherzando, vero?
- No, perché? Tanto la sua gallina morirà.
Me ne sono andata con la Cocca sottobraccio, indignata. L'ho curata e ce l'ha fatta. Almeno, ora come ora zampetta e razzola come le altre; e fa le uova.
Le galline non è che siano stupide: è che hanno un'accettazione semplice e immediata della realtà. E' molto diverso, è una forma di saggezza.
La loro presenza mi rilassa molto.
Però, come dicevo, non tutte le galline sono intelligenti. Per esempio questa dell'agriturismo non fa che ripetere dalla mattina alla sera co-ccoccoccco-cccoooooooò con un tono chioccio e svenevole; e lo fa immotivatamente. Voglio dire, le mie galline chiocciano a ragion veduta, quando c'è un allarme tipo gatto rosso in arrivo o un'emergenza uovo. Invece questa blatera a vanvera. E ha anche una voce in falsetto decisamente irritante.
Confermo: questa gallina ha un Q.I. basso.
Lo si sente dal tono di voce.
Bene, non è vero.
Ho una lunghissima frequentazione di polli. E' vero che c'è stata un'interruzione di diversi decenni, ma ora che ho ripreso a frequentarli mi rendo conto che la mia impressione infantile era esatta.
Le mie galline, per esempio, sono animali assennati; non tutte allo stesso modo, si capisce: la gallina-madre, la Cocca, è decisamente più ricettiva delle altre. Quando è stata male, un mese fa, non ho esitato a portarla dal veterinario.
- Bisogna fare un'autopsia per capire cos'ha.
- Prego?
- Sì, dico, occorre una diagnosi post mortem: altrimenti mi sarà impossibile identificare l'agente patogeno.
- Sta scherzando, vero?
- No, perché? Tanto la sua gallina morirà.
Me ne sono andata con la Cocca sottobraccio, indignata. L'ho curata e ce l'ha fatta. Almeno, ora come ora zampetta e razzola come le altre; e fa le uova.
Le galline non è che siano stupide: è che hanno un'accettazione semplice e immediata della realtà. E' molto diverso, è una forma di saggezza.
La loro presenza mi rilassa molto.
Però, come dicevo, non tutte le galline sono intelligenti. Per esempio questa dell'agriturismo non fa che ripetere dalla mattina alla sera co-ccoccoccco-cccoooooooò con un tono chioccio e svenevole; e lo fa immotivatamente. Voglio dire, le mie galline chiocciano a ragion veduta, quando c'è un allarme tipo gatto rosso in arrivo o un'emergenza uovo. Invece questa blatera a vanvera. E ha anche una voce in falsetto decisamente irritante.
Confermo: questa gallina ha un Q.I. basso.
Lo si sente dal tono di voce.
lunedì 10 agosto 2009
L'errore di fondo
- Sai qual è stato l'errore di fondo? Tornando indietro nel tempo lo vedo bene. L'errore è stato quella cosa dell'anima. Sì dico, quando mi scrivevi delle tue inquietudini e dei tuoi turbamenti, della tua perenne insoddisfazione, e io ti dicevo che era la tua anima.
- E dunque?
- Non era vero. Perché un'anima sia infelice bisogna averla. Non è il tuo caso.
- Cazzo dici?
- Prendiamo ad esempio quello che mi hai detto una delle ultime volte: "ho paura che ti suiciderai per me". E subito dopo hai detto che "non riesci più a parlarmi". Ti rendi conto di cos'hai detto? No, vero? Te lo traduco io: hai detto che, pur sapendo che io potrei morire per te, non sei disposto neppure a parlarmi ogni tanto. Solo parole, eh! Poche e amichevoli, come quelle che ti ho detto negli ultimi mesi. Neppure quelle.
- E allora?
- Allora, è chiaro, un'anima non ce l'hai.
- Minchiate.
- Seguimi: mi hai supplicato di darti il mio amore (lo hai fatto, inutile negarlo). Te l'ho dato, e questo mi è costato la vita. Riesco a sopravvivere a stento, nuotando controcorrente, e solo perché spero di avere messo in salvo almeno te. Ma tu due parole non puoi dirmele. Eppure sai di essere così importante che temi che io possa uccidermi per te. Quindi non ce l'hai un'anima. E' stato questo l'errore, credere che ce l'avessi. Chissà cosa si agitava nella tua testolina vuota quando piangevi sul mio petto.
E adesso dove sei?...
Te ne sei andato.
Mi risponde il silenzio.
Il silenzio, quello sì, uccide. Anche se mi dicevi solo stronzate, la tua voce è la voce della vita.
Sai una cosa? Io non credo che tu tema che io mi suicidi per te.
Io credo che tu lo voglia.
- E dunque?
- Non era vero. Perché un'anima sia infelice bisogna averla. Non è il tuo caso.
- Cazzo dici?
- Prendiamo ad esempio quello che mi hai detto una delle ultime volte: "ho paura che ti suiciderai per me". E subito dopo hai detto che "non riesci più a parlarmi". Ti rendi conto di cos'hai detto? No, vero? Te lo traduco io: hai detto che, pur sapendo che io potrei morire per te, non sei disposto neppure a parlarmi ogni tanto. Solo parole, eh! Poche e amichevoli, come quelle che ti ho detto negli ultimi mesi. Neppure quelle.
- E allora?
- Allora, è chiaro, un'anima non ce l'hai.
- Minchiate.
- Seguimi: mi hai supplicato di darti il mio amore (lo hai fatto, inutile negarlo). Te l'ho dato, e questo mi è costato la vita. Riesco a sopravvivere a stento, nuotando controcorrente, e solo perché spero di avere messo in salvo almeno te. Ma tu due parole non puoi dirmele. Eppure sai di essere così importante che temi che io possa uccidermi per te. Quindi non ce l'hai un'anima. E' stato questo l'errore, credere che ce l'avessi. Chissà cosa si agitava nella tua testolina vuota quando piangevi sul mio petto.
E adesso dove sei?...
Te ne sei andato.
Mi risponde il silenzio.
Il silenzio, quello sì, uccide. Anche se mi dicevi solo stronzate, la tua voce è la voce della vita.
Sai una cosa? Io non credo che tu tema che io mi suicidi per te.
Io credo che tu lo voglia.
mercoledì 5 agosto 2009
Dalla solita porta
Entri dalla solita porta, quella del sogno. La sbatti, sei furibondo.
- Perché? -
Mi volto a guardarti.
- Perché cosa? -
- Perché continui a parlare di me? A scriverne? Chi, chi ti ha dato il permesso?? Ti proibisco di farlo ancora -
Vibri di collera.
Lascio passare qualche istante e poi, con calma, ti rispondo.
- Esci -
- Cosa? -
- Esci, vattene di qui. Qui sei nella MIA memoria, non hai alcun diritto di darmi ordini -
- Ma io non voglio, capito? Non voglio!! -
- Non vuoi ricordare quello che sei stato, hai fatto, detto, promesso; non vuoi ricordare che mi hai voltato le spalle e non vuoi sapere che adesso mi stai rinnegando. Non vuoi sapere che mi stai facendo pagare una colpa non mia, una colpa che non ho. Lo so -
- E dunque?? -
- Dunque, padronissimo di farlo. Ma io sono padronissima di volerti ricordare. Puoi perdere la tua anima, non la mia. Perciò vattene: io ti ricorderò, io scriverò di te, e tu non potrai fare assolutamente nulla per impedirmelo. Il passato è MIO -
- Sei una stronza rompicoglioni, io... -
- Esci da quella cazzo di porta, Gabriele, e chiudila dietro le tue spalle. Senza sbatterla, grazie -
- Perché? -
Mi volto a guardarti.
- Perché cosa? -
- Perché continui a parlare di me? A scriverne? Chi, chi ti ha dato il permesso?? Ti proibisco di farlo ancora -
Vibri di collera.
Lascio passare qualche istante e poi, con calma, ti rispondo.
- Esci -
- Cosa? -
- Esci, vattene di qui. Qui sei nella MIA memoria, non hai alcun diritto di darmi ordini -
- Ma io non voglio, capito? Non voglio!! -
- Non vuoi ricordare quello che sei stato, hai fatto, detto, promesso; non vuoi ricordare che mi hai voltato le spalle e non vuoi sapere che adesso mi stai rinnegando. Non vuoi sapere che mi stai facendo pagare una colpa non mia, una colpa che non ho. Lo so -
- E dunque?? -
- Dunque, padronissimo di farlo. Ma io sono padronissima di volerti ricordare. Puoi perdere la tua anima, non la mia. Perciò vattene: io ti ricorderò, io scriverò di te, e tu non potrai fare assolutamente nulla per impedirmelo. Il passato è MIO -
- Sei una stronza rompicoglioni, io... -
- Esci da quella cazzo di porta, Gabriele, e chiudila dietro le tue spalle. Senza sbatterla, grazie -
lunedì 3 agosto 2009
Io ti... io ti...
Siamo distesi in quel prato. Il cielo è perfetto, indaco purissimo, fa caldo. Ci conosciamo appena, è la seconda volta che ti vedo, e sei già parte di me.
Tendi la mano a cercare la mia. Mi chiami, volto la testa. I tuoi occhi sono umidi, pieni di una supplica che non ho mai visto.
Sì dico, non sono una bambina, ma non ho mai visto questo sguardo in vita mia.
- Vieni sopra di me - sussurri.
Rotolo sul tuo corpo, lo ricopro tutto, rido senza sapere perché. Mi abbracci convulsamente ripetendo il mio nome.
Bacio la tua fronte, tutto il tuo viso, i tuoi occhi chiusi. Improvvisamente li sento umidi, la tua bocca trema.
- Che c'è? -
- Voglio baciarti -
- Ti sto dando un sacco di baci dappertutto -
- Ma io dico sulla bocca -
- Sulla bocca adesso non si può, ma siamo abbracciati. Non ti basta? -
Ti avvinghi a me, le lacrime scorrono senza freni.
- Ma che c'è? Che succede? -
- Voglio... voglio fare l'amore con te... -
Ti accarezzo il viso, bacio le tue lacrime.
- E' normale che tu voglia fare l'amore, non l'hai mai fatto. Ma perché proprio con me? -
Il tuo respiro è affannoso nei miei capelli, sul mio orecchio.
- Perché io ti... io ti... -
Scoppi in lacrime, i singhiozzi rompono la tua voce.
Ti stringo a me e ti consolo, e non so ancora che quella frase non la finirai mai.
Non so ancora che non mi dirai mai ti amo, che lo dirai alla prima venuta, che esaudirò tutti i tuoi desideri e darò la vita per questo.
Non so ancora che mi ritroverò un giorno con questa faccia sfigurata per aver provato ad aiutarti a dire ti amo.
Non so ancora che mi dirai che ti rompo le palle, che non sai che cazzo fartene del mio aiuto, che mi chiederai di sparire.
Per adesso ti stringo a me e ti cullo con dolcezza, e cerco di capire come potrò fare per rendere la tua prima volta immensamente dolce.
Tendi la mano a cercare la mia. Mi chiami, volto la testa. I tuoi occhi sono umidi, pieni di una supplica che non ho mai visto.
Sì dico, non sono una bambina, ma non ho mai visto questo sguardo in vita mia.
- Vieni sopra di me - sussurri.
Rotolo sul tuo corpo, lo ricopro tutto, rido senza sapere perché. Mi abbracci convulsamente ripetendo il mio nome.
Bacio la tua fronte, tutto il tuo viso, i tuoi occhi chiusi. Improvvisamente li sento umidi, la tua bocca trema.
- Che c'è? -
- Voglio baciarti -
- Ti sto dando un sacco di baci dappertutto -
- Ma io dico sulla bocca -
- Sulla bocca adesso non si può, ma siamo abbracciati. Non ti basta? -
Ti avvinghi a me, le lacrime scorrono senza freni.
- Ma che c'è? Che succede? -
- Voglio... voglio fare l'amore con te... -
Ti accarezzo il viso, bacio le tue lacrime.
- E' normale che tu voglia fare l'amore, non l'hai mai fatto. Ma perché proprio con me? -
Il tuo respiro è affannoso nei miei capelli, sul mio orecchio.
- Perché io ti... io ti... -
Scoppi in lacrime, i singhiozzi rompono la tua voce.
Ti stringo a me e ti consolo, e non so ancora che quella frase non la finirai mai.
Non so ancora che non mi dirai mai ti amo, che lo dirai alla prima venuta, che esaudirò tutti i tuoi desideri e darò la vita per questo.
Non so ancora che mi ritroverò un giorno con questa faccia sfigurata per aver provato ad aiutarti a dire ti amo.
Non so ancora che mi dirai che ti rompo le palle, che non sai che cazzo fartene del mio aiuto, che mi chiederai di sparire.
Per adesso ti stringo a me e ti cullo con dolcezza, e cerco di capire come potrò fare per rendere la tua prima volta immensamente dolce.
Totalmente stupida
Sei totalmente stupida, lo sai?
...
No, non lo so. Non so cosa pensare, non so nulla.
Sembra tutto troppo strano perché non ci sia un senso; e allora fermiamoci a pensare al senso di questa sconfitta perfetta.
Qual è il senso?
...
Vattene dalla mia vita, mi annoi a morte.
...
Mi riassorbo in me stessa cercando di defluire da te... E mi resta lo stupore infinito di un ricordo ogni giorno più vivo, che non corrisponde a nulla di vero.
Con chi ero in quel sogno?
...
Ho bisogno di dire ti amo. A te non l'ho mai detto, neppure quando ero felice fino alle lacrime.
...
A me dicevi che non avresti mai detto ti amo, che non andava bene; ma ormai lo so che mentivi, mentivi sempre. Non c'è mai stato un solo istante di sincerità in te.
...
Adesso lo dirò, l'ho già detto; mi sto allenando giorno dopo giorno a dirlo alla prima venuta.
Io ti ucciderò, riuscirò ad ucciderti in questo modo.
...
Sì, sei stato molto prossimo all'uccidermi, c'è dell'odio in te, ed io non sono mai riuscita a difendermi perché per te posso avere solo amore; ora basta, qualcosa non va e non capisco cosa.
Ma intanto cammino in salita e resto viva, per quanto posso. Forse questa grandine continua che mi si abbatte addosso è necessaria per prepararmi a qualcosa; e se è così, è qualcosa di grosso.
Sarò felice per te, quando amerai qualcuna, quando riuscirai a dirle ti amo.
Io intanto sarò sulla cima, sarò arrivata abbastanza in alto da non affogare quando l'acqua salirà.
E spero che qualcuno sia con me, allora; qualcuno che abbia bisogno di me, davvero.
...
No, non lo so. Non so cosa pensare, non so nulla.
Sembra tutto troppo strano perché non ci sia un senso; e allora fermiamoci a pensare al senso di questa sconfitta perfetta.
Qual è il senso?
...
Vattene dalla mia vita, mi annoi a morte.
...
Mi riassorbo in me stessa cercando di defluire da te... E mi resta lo stupore infinito di un ricordo ogni giorno più vivo, che non corrisponde a nulla di vero.
Con chi ero in quel sogno?
...
Ho bisogno di dire ti amo. A te non l'ho mai detto, neppure quando ero felice fino alle lacrime.
...
A me dicevi che non avresti mai detto ti amo, che non andava bene; ma ormai lo so che mentivi, mentivi sempre. Non c'è mai stato un solo istante di sincerità in te.
...
Adesso lo dirò, l'ho già detto; mi sto allenando giorno dopo giorno a dirlo alla prima venuta.
Io ti ucciderò, riuscirò ad ucciderti in questo modo.
...
Sì, sei stato molto prossimo all'uccidermi, c'è dell'odio in te, ed io non sono mai riuscita a difendermi perché per te posso avere solo amore; ora basta, qualcosa non va e non capisco cosa.
Ma intanto cammino in salita e resto viva, per quanto posso. Forse questa grandine continua che mi si abbatte addosso è necessaria per prepararmi a qualcosa; e se è così, è qualcosa di grosso.
Sarò felice per te, quando amerai qualcuna, quando riuscirai a dirle ti amo.
Io intanto sarò sulla cima, sarò arrivata abbastanza in alto da non affogare quando l'acqua salirà.
E spero che qualcuno sia con me, allora; qualcuno che abbia bisogno di me, davvero.
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