Da lontano ti guardo, al di qua del vetro. Sono fuori della realtà ormai, ma siccome tu mi vedi, pensi che io ci sia.
Ho ripensato molto a te, sconosciuto ragazzo.
Ho ripensato a un sacco di cose, e ho finito per concludere che sei un bel regalo da accettare con discrezione; senza aprire il pacchetto. Bisogna solo accarezzarlo da fuori, sentire la carta liscia e lucida sotto le dita. Ed essere grati a chi ci ha fatto questo dono, senza voler sapere cosa c'è dentro.
Ecco perché adesso ti parlo e ti sorrido, e non voglio niente di più della tua presenza finché puoi darmela.
Ti sei stupito molto quando ti ho rivolto la parola con gentilezza, senza più evitarti; e il tuo stupore era gioioso. Sei un ragazzo semplice e gentile, reagisci con la festosità di un cane quando gli lisci la testa, scodinzoli vistosamente.
Chi lo sa poi perché.
Voglio dire: chissà cosa te ne importa del fatto che io ti rivolga la parola.
Eppure eccoti là, stai facendo delle fotocopie; io entro e vado alla bacheca, guardo il mio orario e dico a mezza voce:
- Ecco, figurati se non mi cambiavano l'orario dei consigli di classe! -
E tu molli tutto e in due balzi leggeri mi sei accanto:
- Dove, dove? -
Indico la colonna con il cambiamento:
- Qui, vedi? Dove hanno cancellato. Mi pare che ci sia scritto IV C -
- Sì, IV C - confermi.
E resti lì, dimenticando le fotocopie.
Come sempre sono io che me ne vado per prima. Ti saluto con un sorriso, lo ricambi.
Se fossi nata in un'altra vita, se tu fossi stato in quella vita...
Ma è troppo tardi, e sei perfetto così. Posso almeno guardarti.
Al di là del vetro.
lunedì 9 novembre 2009
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