giovedì 12 novembre 2009

C'è qualcosa che posso fare?

...e di nuovo ti siedi vicino a me, raggiante; parli di una mia allieva, è probabile che ti piaccia, mi chiedi di lei. Non sono gelosa, è del tutto normale che sia così. Sono, come sempre quando ci sei, contenta, appagata, riscaldata da un calore interno.
Sto bene.
Perché ti sento mio?
Perché tutti gli altri mi sono estranei e tu no, tu sei dentro da sempre, proprio come...

Ma con te è stata una cosa immediata, ed è tutto diverso. Sarà che sono fuori della vita.

Finisce la riunione, io mi alzo, tu devi rimanere ancora perché la prossima classe è tua.
Non sai dissimulare: il buio rannuvola il tuo viso, sei improvvisamente triste.
Un'ora più tardi tocca a me, c'è di nuovo una mia classe; entro in aula e discuto con i colleghi. All'improvviso la porta si apre senza che nessuno bussi, sei tu. Mi sorridi, io ti sorrido prima ancora di accorgermene. Dici:
- Scusate, volevo dare un'occhiata per vedere se ho dimenticato una cosa... -
E' una scusa ingenua. Non fai nemmeno finta di cercare, resti lì qualche secondo e poi te ne vai.

Tu porti il sole nella mia anima.
Nulla è possibile, ma non importa. Sono grata alla vita per questo.

Vorrei poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, un'attività di qualsiasi tipo, con te. Leggere un libro, vedere un film, fare ginnastica, scrivere una relazione scolastica noiosa, piantare un chiodo.
Sarebbe bello comunque, come lo era con...
No, sarebbe diverso.
Sarebbe tutto più pacato, sereno e innocente.
Semplicemente perfetto.

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