lunedì 10 agosto 2009

L'errore di fondo

- Sai qual è stato l'errore di fondo? Tornando indietro nel tempo lo vedo bene. L'errore è stato quella cosa dell'anima. Sì dico, quando mi scrivevi delle tue inquietudini e dei tuoi turbamenti, della tua perenne insoddisfazione, e io ti dicevo che era la tua anima.
- E dunque?
- Non era vero. Perché un'anima sia infelice bisogna averla. Non è il tuo caso.
- Cazzo dici?
- Prendiamo ad esempio quello che mi hai detto una delle ultime volte: "ho paura che ti suiciderai per me". E subito dopo hai detto che "non riesci più a parlarmi". Ti rendi conto di cos'hai detto? No, vero? Te lo traduco io: hai detto che, pur sapendo che io potrei morire per te, non sei disposto neppure a parlarmi ogni tanto. Solo parole, eh! Poche e amichevoli, come quelle che ti ho detto negli ultimi mesi. Neppure quelle.
- E allora?
- Allora, è chiaro, un'anima non ce l'hai.
- Minchiate.
- Seguimi: mi hai supplicato di darti il mio amore (lo hai fatto, inutile negarlo). Te l'ho dato, e questo mi è costato la vita. Riesco a sopravvivere a stento, nuotando controcorrente, e solo perché spero di avere messo in salvo almeno te. Ma tu due parole non puoi dirmele. Eppure sai di essere così importante che temi che io possa uccidermi per te. Quindi non ce l'hai un'anima. E' stato questo l'errore, credere che ce l'avessi. Chissà cosa si agitava nella tua testolina vuota quando piangevi sul mio petto.
E adesso dove sei?...

Te ne sei andato.
Mi risponde il silenzio.
Il silenzio, quello sì, uccide. Anche se mi dicevi solo stronzate, la tua voce è la voce della vita.

Sai una cosa? Io non credo che tu tema che io mi suicidi per te.
Io credo che tu lo voglia.

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