E' mai possibile che mi sia venuta una specie di allergia ai giovani?
Poi così all'improvviso, così inaspettata.
Io sono sempre stata a mio agio solo con i giovani (gli adolescenti, per la precisione), e se così non fosse mi sarei sparata, dato il lavoro che faccio.
E poi che ne so, c'era feeling immediato, al di là dell'età anagrafica...
Mi intendevo con loro sul piano di quella che credevo fosse una comune sensibilità per le cose della vita.
Ora, i casi sono due: o (com'è altamente probabile) sono sempre vissuta in un inganno terribile, per cui li vedevo come non erano e come non sono mai stati; oppure sono cambiati loro.
Sì, certo, sono cambiata anch'io, nel senso che sono invecchiata. Ma non di colpo, suppongo.
E poi no, io non sono cambiata così tanto: il mio modo di vedere la vita è lo stesso di un tempo, tutto sommato mi sono mantenuta fedele a me stessa. L'idiozia imperante in questo nuovo millennio non mi ha coinvolta nelle cose basilari, resto ancorata a pochi punti fermi.
Il mio principale punto fermo è questo: bisogna distinguere il vero dal falso.
E quando una cosa è falsa, anche se ci farebbe piacere credere il contrario, bisogna rigettarla da sé con la massima decisione possibile.
Ora invece, come dicevo, non so se i giovani siano sempre stati così (non credo), o se lo siano diventati, ma tutto il loro stile di vita è all'insegna del falso.
Sono falsi e artefatti i loro approcci, incontri, rapporti; è falso tutto quello in cui credono, sono falsi e recitati tutti i loro contatti umani.
La prova di tutto questo è Facebook.
Lì tutti fanno finta di essere amici. Più contatti si aggiungono, più uno si sente figo, e magari sono così rintronati da crederci davvero, di avere tanti amici.
La commedia funziona finché uno non entra in crisi davvero, finché uno non ha un problema autentico: allora il castello di carte di Facebook (o Twitter, o che cazzo) crolla su se stesso rivelando la sua natura illusoria, il suo essere la celebrazione e l'apoteosi del Nulla.
Allora uno avrebbe bisogno di avere DAVVERO qualcuno vicino, e non della gente che pratica il culto della chiacchiera e dell'immagine, della vanvera, del Vuoto.
In quei casi, generalmente, si ricordano di me: allora io "servo".
Ma sai che c'è? Che io sono una persona, non un attrezzo.
E quando sono così angosciata, così triste come adesso, vorrei poter parlare con qualcuno che non sia il mio pc; vorrei che qualcuno mi ascoltasse come io ho ascoltato chi ne aveva bisogno.
Ma adesso non ascolterò più. Ne ho le palle stracolme di "servire".
Ad altri, più stupidi e superficiali, che non hanno mai vissuto una crisi seria, lo si può perdonare.
A te no, L.
Chi ha provato le cose vere e preferisce quelle false si merita esattamente quello che ha: un universo di carta.
Per poco che potesse contare la mia amicizia, della quale hai fatto volentieri uso in passato (come io della tua), sappi che l'hai persa.
Non so se valgo poco o molto, ma so - esattamente - che non sono intercambiabile con nessuno, come tu non lo eri per me.
Ti auguro uno splendido soggiorno fra i numeri.
giovedì 3 settembre 2009
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