domenica 23 agosto 2009

Galline e Q.I.

Dicono che il Q.I. delle galline sia genericamente basso.
Bene, non è vero.
Ho una lunghissima frequentazione di polli. E' vero che c'è stata un'interruzione di diversi decenni, ma ora che ho ripreso a frequentarli mi rendo conto che la mia impressione infantile era esatta.
Le mie galline, per esempio, sono animali assennati; non tutte allo stesso modo, si capisce: la gallina-madre, la Cocca, è decisamente più ricettiva delle altre. Quando è stata male, un mese fa, non ho esitato a portarla dal veterinario.
- Bisogna fare un'autopsia per capire cos'ha.
- Prego?
- Sì, dico, occorre una diagnosi post mortem: altrimenti mi sarà impossibile identificare l'agente patogeno.
- Sta scherzando, vero?
- No, perché? Tanto la sua gallina morirà.
Me ne sono andata con la Cocca sottobraccio, indignata. L'ho curata e ce l'ha fatta. Almeno, ora come ora zampetta e razzola come le altre; e fa le uova.

Le galline non è che siano stupide: è che hanno un'accettazione semplice e immediata della realtà. E' molto diverso, è una forma di saggezza.
La loro presenza mi rilassa molto.

Però, come dicevo, non tutte le galline sono intelligenti. Per esempio questa dell'agriturismo non fa che ripetere dalla mattina alla sera co-ccoccoccco-cccoooooooò con un tono chioccio e svenevole; e lo fa immotivatamente. Voglio dire, le mie galline chiocciano a ragion veduta, quando c'è un allarme tipo gatto rosso in arrivo o un'emergenza uovo. Invece questa blatera a vanvera. E ha anche una voce in falsetto decisamente irritante.
Confermo: questa gallina ha un Q.I. basso.
Lo si sente dal tono di voce.

lunedì 10 agosto 2009

L'errore di fondo

- Sai qual è stato l'errore di fondo? Tornando indietro nel tempo lo vedo bene. L'errore è stato quella cosa dell'anima. Sì dico, quando mi scrivevi delle tue inquietudini e dei tuoi turbamenti, della tua perenne insoddisfazione, e io ti dicevo che era la tua anima.
- E dunque?
- Non era vero. Perché un'anima sia infelice bisogna averla. Non è il tuo caso.
- Cazzo dici?
- Prendiamo ad esempio quello che mi hai detto una delle ultime volte: "ho paura che ti suiciderai per me". E subito dopo hai detto che "non riesci più a parlarmi". Ti rendi conto di cos'hai detto? No, vero? Te lo traduco io: hai detto che, pur sapendo che io potrei morire per te, non sei disposto neppure a parlarmi ogni tanto. Solo parole, eh! Poche e amichevoli, come quelle che ti ho detto negli ultimi mesi. Neppure quelle.
- E allora?
- Allora, è chiaro, un'anima non ce l'hai.
- Minchiate.
- Seguimi: mi hai supplicato di darti il mio amore (lo hai fatto, inutile negarlo). Te l'ho dato, e questo mi è costato la vita. Riesco a sopravvivere a stento, nuotando controcorrente, e solo perché spero di avere messo in salvo almeno te. Ma tu due parole non puoi dirmele. Eppure sai di essere così importante che temi che io possa uccidermi per te. Quindi non ce l'hai un'anima. E' stato questo l'errore, credere che ce l'avessi. Chissà cosa si agitava nella tua testolina vuota quando piangevi sul mio petto.
E adesso dove sei?...

Te ne sei andato.
Mi risponde il silenzio.
Il silenzio, quello sì, uccide. Anche se mi dicevi solo stronzate, la tua voce è la voce della vita.

Sai una cosa? Io non credo che tu tema che io mi suicidi per te.
Io credo che tu lo voglia.

mercoledì 5 agosto 2009

Dalla solita porta

Entri dalla solita porta, quella del sogno. La sbatti, sei furibondo.
- Perché? -
Mi volto a guardarti.
- Perché cosa? -
- Perché continui a parlare di me? A scriverne? Chi, chi ti ha dato il permesso?? Ti proibisco di farlo ancora -
Vibri di collera.
Lascio passare qualche istante e poi, con calma, ti rispondo.
- Esci -
- Cosa? -
- Esci, vattene di qui. Qui sei nella MIA memoria, non hai alcun diritto di darmi ordini -
- Ma io non voglio, capito? Non voglio!! -
- Non vuoi ricordare quello che sei stato, hai fatto, detto, promesso; non vuoi ricordare che mi hai voltato le spalle e non vuoi sapere che adesso mi stai rinnegando. Non vuoi sapere che mi stai facendo pagare una colpa non mia, una colpa che non ho. Lo so -
- E dunque?? -
- Dunque, padronissimo di farlo. Ma io sono padronissima di volerti ricordare. Puoi perdere la tua anima, non la mia. Perciò vattene: io ti ricorderò, io scriverò di te, e tu non potrai fare assolutamente nulla per impedirmelo. Il passato è MIO -
- Sei una stronza rompicoglioni, io... -
- Esci da quella cazzo di porta, Gabriele, e chiudila dietro le tue spalle. Senza sbatterla, grazie -

lunedì 3 agosto 2009

Io ti... io ti...

Siamo distesi in quel prato. Il cielo è perfetto, indaco purissimo, fa caldo. Ci conosciamo appena, è la seconda volta che ti vedo, e sei già parte di me.
Tendi la mano a cercare la mia. Mi chiami, volto la testa. I tuoi occhi sono umidi, pieni di una supplica che non ho mai visto.
Sì dico, non sono una bambina, ma non ho mai visto questo sguardo in vita mia.
- Vieni sopra di me - sussurri.
Rotolo sul tuo corpo, lo ricopro tutto, rido senza sapere perché. Mi abbracci convulsamente ripetendo il mio nome.
Bacio la tua fronte, tutto il tuo viso, i tuoi occhi chiusi. Improvvisamente li sento umidi, la tua bocca trema.
- Che c'è? -
- Voglio baciarti -
- Ti sto dando un sacco di baci dappertutto -
- Ma io dico sulla bocca -
- Sulla bocca adesso non si può, ma siamo abbracciati. Non ti basta? -
Ti avvinghi a me, le lacrime scorrono senza freni.
- Ma che c'è? Che succede? -
- Voglio... voglio fare l'amore con te... -
Ti accarezzo il viso, bacio le tue lacrime.
- E' normale che tu voglia fare l'amore, non l'hai mai fatto. Ma perché proprio con me? -
Il tuo respiro è affannoso nei miei capelli, sul mio orecchio.
- Perché io ti... io ti... -
Scoppi in lacrime, i singhiozzi rompono la tua voce.
Ti stringo a me e ti consolo, e non so ancora che quella frase non la finirai mai.
Non so ancora che non mi dirai mai ti amo, che lo dirai alla prima venuta, che esaudirò tutti i tuoi desideri e darò la vita per questo.
Non so ancora che mi ritroverò un giorno con questa faccia sfigurata per aver provato ad aiutarti a dire ti amo.
Non so ancora che mi dirai che ti rompo le palle, che non sai che cazzo fartene del mio aiuto, che mi chiederai di sparire.
Per adesso ti stringo a me e ti cullo con dolcezza, e cerco di capire come potrò fare per rendere la tua prima volta immensamente dolce.

Totalmente stupida

Sei totalmente stupida, lo sai?
...
No, non lo so. Non so cosa pensare, non so nulla.
Sembra tutto troppo strano perché non ci sia un senso; e allora fermiamoci a pensare al senso di questa sconfitta perfetta.
Qual è il senso?
...
Vattene dalla mia vita, mi annoi a morte.
...
Mi riassorbo in me stessa cercando di defluire da te... E mi resta lo stupore infinito di un ricordo ogni giorno più vivo, che non corrisponde a nulla di vero.
Con chi ero in quel sogno?
...
Ho bisogno di dire ti amo. A te non l'ho mai detto, neppure quando ero felice fino alle lacrime.
...
A me dicevi che non avresti mai detto ti amo, che non andava bene; ma ormai lo so che mentivi, mentivi sempre. Non c'è mai stato un solo istante di sincerità in te.
...
Adesso lo dirò, l'ho già detto; mi sto allenando giorno dopo giorno a dirlo alla prima venuta.
Io ti ucciderò, riuscirò ad ucciderti in questo modo.
...
Sì, sei stato molto prossimo all'uccidermi, c'è dell'odio in te, ed io non sono mai riuscita a difendermi perché per te posso avere solo amore; ora basta, qualcosa non va e non capisco cosa.
Ma intanto cammino in salita e resto viva, per quanto posso. Forse questa grandine continua che mi si abbatte addosso è necessaria per prepararmi a qualcosa; e se è così, è qualcosa di grosso.
Sarò felice per te, quando amerai qualcuna, quando riuscirai a dirle ti amo.
Io intanto sarò sulla cima, sarò arrivata abbastanza in alto da non affogare quando l'acqua salirà.
E spero che qualcuno sia con me, allora; qualcuno che abbia bisogno di me, davvero.