- E' incredibile un monumento del genere... la quintessenza dello spirito fascista! Impensabile in una città come Torino o in qualunque metropoli.
- Eh, ma siamo a Casale...
- Già. Beh, non è che sia una città poi così piccola.
- No, ma è una realtà diversa, molto più provinciale.
- Aspetta, faccio un paio di foto.
- Alle statue?
- Sì. Cosa sono? Delle Nike?
- Nikai. Plurale.
- Scusa, la mia cultura classica fa acqua.
- Figurati.
Scatto qualche foto, mi pare che vengano delle gran schifezze; magari più tardi, se ne ho voglia, provo a rielaborarle per metterle su Flickr, sempre che ne valga la pena (dubito.....).
Ci sediamo su una panchina sotto gli ippocastani; lui ha la pelle molto chiara e le zanzare lo assalgono subito. Cerco di schiacciarne una sui suoi pantaloni.
- Meglio cambiare posto - dico.
- Eh sì.
Gironzoliamo un po'; lo faccio salire in macchina, è ancora molto presto per il suo treno. Andiamo a zonzo, ci sono dei paesaggi bellissimi da queste parti, e castelli ovunque. Uno in particolare attira la sua attenzione: svolto e andiamo su per una stradina che passa in mezzo a vigneti ordinatissimi e colline morbidamente ondulate.
Tutto è molto bello quassù, e io ricordo che facevo lo stesso con lui poco tempo fa, e il ricordo, che dovrebbe darmi un dolore straziante, invece si scioglie in un senso di sollievo..... Sono contenta di farlo ancora, anche se è tutto così diverso, anche se al mio fianco c'è un ragazzo che a malapena so chi è. Però è gentile, gli piace stare con me, si vede, e io sono contenta.
Cioè, diciamo che fa meno male.
Parliamo di tutto con molta confidenza, come vecchi amici, mentre riempiamo i nostri occhi di cose belle. E il tempo vola.
E' ora di tornare alla stazione.
C'è ancora il tempo per un aperitivo; io prendo anche un sacchetto di patatine al formaggio, e lui ride quando raccolgo le ultime briciole con le dita e me le metto in bocca.
- Sembri una gallina - dice.
Rido anch'io.
Lo accompagno al treno.
- E' stato un bellissimo pomeriggio - dice sorridendo, e mi tende la mano.
- Sì - confermo.
- Grazie.
- Grazie a te.
- Possiamo ripeterlo quando vuoi - aggiunge, e a me si allarga il cuore.
- Sì -
- Magari non da soli, con Luisa e Marco.
Il mio cuore si stringe. Cerco di produrre qualcosa di simile a un sorriso e dico:
- Volentieri.
Il treno parte, lui mi saluta dal finestrino.
Mi manda un sms per ringraziarmi ancora.
Risalgo in macchina, finalmente.
Finalmente posso piangere.
lunedì 28 luglio 2008
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